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6.8.13

Life Itself - A Memoir


Life Itself - A Memoir (USA, 2011)
di Roger Ebert

Mentre leggevo Life Itself, mi saltavano ciclicamente in testa due pensieri. Il primo era una riflessione sul fatto che se io dovessi mettermi a scrivere un'autobiografia non saprei da che parte cominciare e farei una fatica boia a mettere in fila più di qualche sparso episodio tratto dagli anni del rincoglionimento dell'adolescenza. Dell'infanzia, poi, giusto qualche immagine. E invece Roger Ebert, dopo aver premesso di voler scrivere questo libro basandosi solo ed esclusivamente sui ricordi, dall'alto di un'età che è il doppio della mia, prende e parla con un'impressionante dovizia di particolari, per pagine e pagine, di tutta la sua vita e soprattutto di ogni cosa che le ruotava attorno, raccontando l'America, il mondo del giornalismo, l'esperienza universitaria, i viaggi, le scoperte, le amicizie e gli incontri con le grandi personalità del cinema. E, insomma, tanto di cappello, al di là del fatto che forse il problema è solo di rincretinimento precoce mio, dovuto ad eccessive ore davanti a un monitor. E al di là del fatto che io, un'autobiografia, non la scriverò mai. Voglio dire, ma chi se ne frega?

L'altra cosa che mi tornava ciclicamente in testa, più che un pensiero, era un senso di perdita e tristezza. Perché Ebert questo libro l'ha pubblicato due anni fa, ma io me lo sono visto recapitare a casa a sorpresa, tenero regalo della mia dolce metà, qualche tempo dopo la sudata d'occhi per la dipartita improvvisa del caro Rogerino. E sarà che sono fatto storto, ma leggere certi passaggi mi ha messo addosso l'ansia. Ma non mi riferisco solo ai capitoli finali, quelli di una persona in pace con se stessa e con i propri guai fisici, nonostante qualche evidente rimpianto sulle scelte compiute al riguardo, e pronta ad accettare ciò che il destino ha in serbo per lei. Forse perché Ebert, quando parla(va) di se stesso e del mondo che lo circonda(va), sa(peva) essere se possibile anche più forte, personale, coinvolgente che quando scrive(va) di cinema. I ricordi dei genitori, il passaggio in Sud Africa, l'amore per Londra e per certi angoli di quella città, il delizioso capitolo dedicato all'unico cane della sua vita, m'avrebbero emozionato e stretto il cuore anche se non ci fosse stato quest'ulteriore livello di lettura strappalacrime a posteriori.

Life Itself è strutturato come se fosse una lunga raccolta di post da blog, a parte il fatto che non ce ne sono molti, di blog scritti così bene e in maniera tanto interessante. E, in effetti, una minima parte dei suoi capitoli arriva proprio dal blog personale di Ebert. Seguendo un filo più o meno cronologico, si apre parlando della gioventù, pescando ricordi da un'epoca lontanissima e regalando una finestra spalancata su un'America che da queste parti abbiamo visto giusto in qualche film e telefilm. E poi piano piano la passione per il cinematografò, l'inizio per certi versi casuale della carriera di critico, l'avventura televisiva e l'amicizia con Gene Siskel, l'alcolismo, i viaggi, i meravigliosi racconti legati al cinema e alle persone che lo popolano e tutta quella parte conclusiva sulla malattia, il modo di vivere la sua nuova vita, la riscoperta di internet come mezzo per comunicare col mondo. Un libro bellissimo, emozionante, mai "triste", che riesce a offrire una visione dettagliata non solo sulla persona, ma anche e soprattutto su ciò che questa persona ha incontrato nella sua vita, e lascia addosso solo piacere e gioia.

E lascia addosso pure una gran voglia di provare 'sto Steak 'n Shake, solo che sulla costa ovest non si trova e quando m'è capitato di andare sulla costa est (o a Las Vegas) non sapevo della sua esistenza. Prima o poi ci andrò, e ordinerò solo pietanze che apparivano nel menu originale.

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