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10.12.12

Cloud Atlas


Cloud Atlas (USA/Germania, 2012)
di Lana Wachowski, Andy Wachowski, Tom Tykwer
con Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Doona Bae, Ben Whinshaw, Hugh Grant e un po' di altra gente

A un primo sguardo viene spontaneo pensare che Cloud Atlas sia una grossa produzione hollywoodiana, un film dei Wachowski a cui ha partecipato Tom Tykwer. In realtà, poi, guardi più in profondità e ti rendi conto che in fondo hanno ragione i miei concittadini, qui a Monaco, a considerarlo un film tedesco in tutto e per tutto. Una produzione fuori dagli schemi del grosso cinema iuessei e che, probabilmente, in quel contesto tradizionale non sarebbe riuscita ad avanzare oltre tutti i vari problemi e si sarebbe arenata in qualche pantano produttivo. O, comunque, non avrebbe potuto diventare il film che è, certamente sontuoso nella messa in scena e trainato da volti famosi, ma proprio al di fuori delle logiche di certi blockbuster, incapace di servirti la pappa pronta e tenerti sempre sull'attenti con una scena d'azione ogni cinque minuti, concentrato sul raccontare quel che vuole raccontare, come lo vuole raccontare, in barba a tutto il resto. Insomma, non è probabilmente sbagliato considerare Cloud Atlas, alla sua paradossale maniera, una produzione indipendente. Ed è sicuramente giusto parlarne come del primo vero colossal di stampo hollywoodiano prodotto da queste parti, fermo restando che, certo, senza i Wachowski e senza Tom Hanks, probabilmente non l'avremmo mai visto. Ma, al di là di queste chiacchiere, che cos'è Cloud Atlas?

È l'adattamento cinematografico del romanzo omonimo di David Mitchell, che, lo dico subito, ho comprato su Kindle cinque minuti dopo aver visto il trailer del film ma, per un motivo o per l'altro, ancora non ho letto. Il romanzo racconta sei storie diverse, che in qualche maniera si intrecciano fra loro pur essendo tutte ambientate in epoche separate. Mitchell, nello scrivere, ha adottato una divisione dei capitoli simmetrica (o circolare? o quel che è), partendo dalla storia ambientata nel 1850, avanzando poi con quelle successive (1931, 1975, 2012, 2144) e arrivando al capitolo centrale, ambientato nel futuro più remoto, attorno a cui si compie il giro di boa per poi procedere a ritroso, ripercorrendo le epoche precedenti fino a tornare al punto di partenza. Il film segue un approccio diverso: i Wachowski e Tykwer si sono divisi i sei racconti, due a testa, e li hanno girati cercando di mantenere un filo conduttore stilistico omogeneo, per poi amalgamare gli episodi fra loro, portandoli avanti contemporaneamente, in un montaggio alternato che salta continuamente da un'epoca all'altra, in una maniera magari un po' incasinata, ma perfettamente comprensibile. Il risultato è un continuo inseguirsi di cliffhanger, racconti abbandonati e poi ripresi, che ha il pregio di mescolare fra loro in maniera assolutamente elegante episodi più e meno riusciti senza costringere a subirsi mezz'ora di un racconto poco interessante nella speranza che il successivo risulti più gradevole. Fermo restando che, sì, ci sono alti e bassi, ma alla fine fatico a indicare un episodio davvero mal riuscito.

Ma soprattutto questa organizzazione narrativa rende più leggibile un sottotesto di ciclicità degli eventi, che sembra parlare di reincarnazione e di ineluttabilità del proprio destino, con uomini e donne che in ogni epoca rivivono le stesse vite e ripetono gesti, azioni, scelte morali sempre coerenti, seppur con l'unica eccezione di un personaggio la cui vita appare indissolubilmente legata a quella della sua anima gemella e alla possibilità di incontrarla o meno. Un discorso che del resto si riflette anche nella scelta degli attori, con tutti i membri del cast principale presenti in ogni episodio, a interpretare ruoli dai volti e, spesso, anche dall'importanza radicalmente diversa, con Tom Hanks che magari qui è protagonista, là fa da personaggio di supporto, in un'altra epoca ancora è semplice comparsa (eppoi così si risparmia sul cast, ché già il film costa di suo).

Ma al di là di tutto questo, di nuovo, che cos'è Cloud Atlas? È un gran gran bel film, che riesce a coniugare un eccellente senso dello spettacolo, della scoperta, della sorpresa, della meraviglia, con la voglia di raccontarsi in una maniera particolare e complessa ma, tutto sommato, pienamente comprensibile senza grosse difficoltà. È uno spettacolo capace di sorprendere quasi dal primo all'ultimo minuto, impiegandone fra l'altro 171 che scorrono via senza uno sbadiglio o una distrazione e che per il primo paio d'ore mi hanno lasciato a bocca spalancata e salivazione azzerata, completamente rapito da quel che stavo osservando. È anche un film che, sì, racconta alcune storie più belle e interessanti di altre, ma riesce a non fartelo pesare. E cala magari un po' nella mezz'ora conclusiva, in cui riesce però a chiudere con grazia centomila discorsi aperti. E non era semplice. Ed è anche un film che dice cose belle, intense e toccanti, magari non originalissime, ma comunque raccontate in maniera sincera e sentita. È, insomma, il filmone che vuole essere.

E di cosa parla, Cloud Atlas? Non ve lo dico.

Il film l'ho visto qua a Monaco, in lingua originale. È decisamente un film da guardarsi al cinema per farsene sommergere, anche se non ci si deve certo aspettare una valanga di azione e spettacolo sci-fi come dai precedenti film dei Wachowski. Le stesse scene ambientate nel futuro di Neo-Seoul, su cui comprensibilmente il trailer spinge per attirare, sono molto misurate e poco spettacolari, nonostante, volendo, si prestassero a ben altro trattamento. Ad ogni modo: cinema, per favore. Abbiate pazienza e aspettatelo al cinema. Aggiungo che, potendo, è davvero da guardare in lingua originale, per gustarsi non solo le interpretazioni, ma anche i diversi modi di parlare che si evolvono nelle epoche, compreso quel bizzarro linguaggio utilizzato nel futuro più remoto, che in italiano perderà per forza d'impatto, in qualsiasi modo decidano di giocarsela.

3 commenti:

....e invece sarà TV.
Che con le bimbe,il cinema si presta ad un solo tipo di target.....il film per "tutta la famiglia".

Infatti i prossimi saranno:"lo Hobbit" e "vita di Pi".

Condivido la critica in alcuni punti: buonismo poco originale, incasinamento delle storie (ma disapprovo su un punto: non è vero che per lo più filano bene), finale lento ma soprattutto storia di personaggi lontani dalla nostra realtà. Profondità e spiritual? Da centro commerciale. Voto 4!

Conan, sei stato profetico. Visto ieri sera al cinema, bimbo a casa dei nonni. Ingresso in sala ore 21.30. Inizio film ore 22.00 (Uci? Mortatti tua!). Ore 23:59 chiamata da casa dei nonni. Il bimbo non dorme, e' stanco ma non si lascia andare, non si addormenta, piange a dirotto. Abbiamo abbandonato la sala quando mancavano ancora circa 50 minuti di film. MA PORK!

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