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26.7.06

Una (quasi)quattro giorni a Miami


La sera prima di partire, pizzata post-Mondiale con la gente del Vit. Me ne vado anzitempo, ma la cosa non mi impedisce di manifestarmi a casa all'una abbondante con ancora il bagaglio da preparare. Appena rientrato, prenoto il taxi per la mattina dopo, infilo il vestiario nel trolley (conquistato coi punti Granarolo :D) e il merdaio (fumetti/libri/riviste/DS/PSP/cazzincul) nella tracolla olimpica, perdo tempo in stronzate e vado a dormire. Dormirò tre ore, come mi succede sempre prima di partire per un viaggio.

Il viaggio in aereo scorre tranquillo. Certo, è un volo Alitalia, quindi non si possono usare le console portatili e ci sono schermetti minuscoli a un miglio di distanza per vedere i film, ma non bisogna dimenticare che non l'ho pagato. Fra un pisolino e l'altro riesco comunque a guardarmi Tre metri sopra il cielo e La pantera rosa, oltre a leggere un altro po' di Underworld, che sta cominciando a piacermi da matti e, oltretutto, ha una struttura narrativa perfetta per una lettura a spizzichi e bocconi.

L'atterraggio a Miami, verso le 15:00, non è dei più felici: piove, e anche di brutto. L'autista che ci scodella fino all'albergo sostiene che è normale, dato che siamo nella stagione degli uragani, e che tutti i giorni c'è il sole la mattina, la pioggia nel primo pomeriggio e poi di nuovo il sole sul tardi. In effetti dopo un'oretta smette di piovere e spunta il sole, ma io non vedrò più un goccio di pioggia per tutta la permanenza.

All'arrivo in albergo tocca aspettare una buona mezz'ora nella hall, perché le suite non sono pronte. Veniamo comunque serviti e riveriti e ci danno da bere. Fra l'altro [Momento Vice #1] nell'atrio ci sono quei classici tavolini con la superfice a specchio. Quelli su cui di solito, nei film, si vedono sparse tonnellate di cocaina.

La stanza d'albergo è interessante, considerando che a Milano ho visto bilocali molto più piccoli. Superdivano con davanti un televisore al plasma sulla trentina abbondante (vado a spanne sulla memoria) di pollici e un lettore DVD. Lettone, con sopra alla cassettiera un altro plasma da una ventina abbondante (vado a spanne sulla memoria) di pollici col il suo lettore DVD. Ovviamente TV via cavo, ci mancherebbe. Poi, radiosveglia con incorporata base per ricarica dell'iPod. Si aggiungono un lettore di CD estremamente stylish e una serie di immancabili comodità, dall'armadio a muro contenente ferro da stiro, pantofole e quant'altro, a un bagno devo dire tutto sommato di basso profilo, a una finestra con bella vista sull'oceano (e sulla piscina sottostante).

Dopo un po' che sono in stanza, arriva un omino a consegnarmi un cesto di frutta, che piano piano consumerò nel corso dei giorni. Nel frattempo, dopo essermi cambiato, vado a fare un giro e mi avvio verso la spiaggia, che si trova a uno sputo dall'albergo (praticamente dopo la piscina c'è un marciapiede e, appunto, la spiaggia). Le dimensioni sono meno mostruose rispetto a quella di Santa Monica e arrivare a riva è tutto sommato uno scherzo, al confronto. La "faccia" è abbastanza simile a quella delle spiagge italiane, coi baracchini, le sdraio, gli ombrelloni e via dicendo, tutto legato all'albergo di turno. Peccato che la pioggia abbia fatto salire un filino il tasso di umidità e che si manifesti molto in fretta il bisogno di fare una nuova doccia. Eseguita la pratica, si va a mangiare fuori.

Destinazione: Nobu, "pezzo" locale di una catena di ristoranti giapponesi presente un po' in tutto il mondo (io non ci ero mai stato). Oltre a me, Federico (di Take 2 Italia), un giornalista e un P.R. entrambi tedeschi e Ausie (o come cazzo si scrive) un simpaticissimo P.R. di origini tedesche, ma che vive in America da parecchi anni. Chiaramente tutti e tre i tedeschi (soprattutto i primi due della lista) saranno perculati abbondantemente sull'argomento Mondiale e abilmente zittiti a colpi di dialettica ogni volta che tenteranno una vaga risposta buttandola sullo scandalo Moggi.

La cena è uno spettacolo, con Ausie (o come cazzo si scrive) che fa l'esperto e ordina per tutti una serie di varianti strane di sashimi di vario tipo e, in finale, varie portate di sushi assortito. Sushi così buono non ne ho mai mangiato, mamma mia, da lacrime, soprattutto il bis su quello finale di tonno. Fra l'altro ho avuto la mia prima esperienza di sake, bevendone di due tipi diversi, entrambi freddi. Chissà perché avevo quest'idea del sake caldo, bah. Ausie (o come cazzo si scrive) farà fra l'altro sfoggio di cultura spiegando che in realtà il sake è quasi sempre freddo perché bla bla bla...

Serviti da una cameriera spettacolare, molto simile alla Lisa Bonet dei tempi d'oro, mentre un'altra cameriera nippo nappo con una scollatura pazzesca vaga per il locale, consumiamo la cena. Durante la permanenza, fra gli avventori del locale si manifesta, semicamuffato da un cappellino, David Caruso, mitico protagonista di King of New York, della prima stagione di New York Police Department e, ovviamente, di C.S.I. Miami.

A cena terminata, belli carichi di sake, ci dirigiamo verso Ocean Drive [Momento Vice #2] per fare una passeggiata lungo una via carica di alberghi e residenze più o meno famose, fra cui per esempio quella di Versace. La passeggiata e, probabilmente, il sake fanno sorgere in me la convinzione che Miami sia praticamente la versione americana di (inserire nome di località a caso della costa adriatica). L'atmosfera da passeggiata sul lungo mare, con quell'afa umido-ventilata e quel relax da località balneare, è troppo quella. Puntualizziamo, comunque, che con "la versione americana" s'intende "tutto elevato a potenza". Per "tutto", invece, si fa riferimento alle dimensioni, alla quantità di gente, alla grandezza delle costruzioni, all'enormità della spiaggia, allo sfarzo, al fatto che invece del mare c'è l'oceano... queste cose qui.

Terminata la scarpinata, ci si dirige a non so quale albergo per il [Momento Vice #3] party super esclusivo ("no, con gli shorts non puoi entrare dentro" "vabbé, tanto noi abbiamo lo spazio prenotato fuori") a bordo piscina, con davanti 'sti palazzoni altissimi, luci soffuse, DJ che mixa, cameriera (ovviamente) fighissima, nigga da tutte le parti, divanozzi e bottiglia di vodka per servirsi miscelando con soda o succo di frutta... burp! Purtroppo non ho foto di questa cosa ma, hahahaha, è fantastica, sembrava troppo che dovesse arrivare da un momento all'altro Don Johnson in volo con la Ferrari.

Dopo un'oretta di sbevazzate e piacevolissime chiacchiere (anche con membri di Rockstar presenti sul posto), decido che è ora di andare a morire e me ne vado in albergo, per gustarmi il sonno dei giusti. Anche perché in mattinata toccherà pure lavorare, pensa te!



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Volevo raccontare tutto il viaggio in un post ma, come mio solito, mi sono fatto prendere dalla logorrea. Facciamo che per oggi chiudo qua e che andrò avanti, se avrò voglia e sulla base di fallaci ricordi, nei prossimi giorni. Così magari nel frattempo riesco anche a mettere ordine fra le foto.
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2 commenti:

Se ti interessa a fini statistici, sono arrivata dallo sgargabonzi.
Ti volevo dire, invece, della strana analogia tra il tuo diario di Miami e il mio della Cina: entrambi prolissi, ma non per questo mattoni, viaggi entrambi fatti a luglio, ma il mio non x lavoro, bensì x turismo. Avevo anch'io deciso x un giro in Florida, in realtà nn solo Miami, poi costava di più di un viaggio in Cina e così sono finita in Cina. Tutto qua.

Beh, un po' ti invidio, mi piacerebbe fare un giro in Cina (ma in effetti mi piacerebbe fare un giro dappertutto :D).

Nel 2008 ci sono le Olimpiadi a Pechino, potrebbere essere una buona scusa, come lo furono nel 2004 per andare in Grecia...

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